La pipì è uno degli indici che permettono di valutare il benessere del bambino.
Ecco i segnali da tenere sotto controllo:
SE LA QUANTITA’ SI RIDUCE
COME SI MANIFESTA Si verifica una riduzione sia nella quantità, sia nella frequenza delle urine, rispetto al solito. Il lattante non aggiunge le classiche 5 pipì nel giro di 24 ore, considerate un indice di buona salute.
Oppure emette poche goccioline, lasciando quasi asciutto il pannolino.
LE CAUSE È probabile che il bimbo sia rimasto attaccato al seno meno del necessario o, se è già svezzato, abbia bevuto poco.
Normale, quindi, che faccia meno pipì. Nessun allarme anche se le urine si riducono in presenza di temperature esterne elevate, quando il piccolo ha la febbre: in questi casi i liquidi vengono eliminati attraverso l’abbondante sudorazione e le goccioline emesse con la respirazione, che si fa più frequente.
COSA FARE Se il piccolo è nutrito al seno, attaccalo più spesso per brevi poppate: la prima parte del getto è la più acquosa e serve a dissetarlo e a reidratarlo. Se invece è svezzato, somministragli più liquidi. La bevanda ideale, in questo periodo “critico”, è un’acqua mediominerale, ovvero con un contenuto di sali tra 500 e 1500 mg al litro (il tasso ideale per reintegrare anche le perdite di sodio, calcio e potassio, sali che il piccolo elimina con il sudore e che sono fondamentali per il suo benessere).
Consulta il pediatra se, dopo una settimana e nonostante questi provvedimenti, il bambino continua a fare poca pipì e non aumenta di peso come dovrebbe, per valutare se c’è un rallentamento nella crescita. È necessaria una visita anche se la minzione, oltre a essere ridotta, è dolorosa: potrebbe trattarsi di un’infezione delle vie urinarie.
SE E’ TROPPO ABBONDANTE
COME SI MANIFESTA La quantità di pipì è maggiore del solito e lo stimolo a urinare si presenta più spesso.
LE CAUSE Se è un evento isolato, potrebbe indicare che il piccolo ha bevuto più del consueto (magari perché ha consumato un cibo saporito, che fa aumentare la sete, come una pizza) o che ha assunto un alimento che ha effetti diuretici (l’anguria, ad esempio).
Se il problema si manifesta d’inverno, magari dopo una passeggiata all’aria aperta, può dipendere dal freddo: il bimbo suda meno e le urine sono naturalmente più abbondanti.
La causa del disturbo potrebbe poi essere più seria, se il bambino ha iniziato a fare la pipì molto più spesso rispetto alle sue abitudini (ad esempio, ha cominciato a svegliarsi regolarmente di notte per andare in bagno) e beve più del solito. Oppure ha avuto un improvviso aumento dell’appetito. Il piccolo, infatti, potrebbe soffrire di diabete mellito o di diabete insipido. Nel primo caso, il suo organismo non brucia gli zuccheri come dovrebbe, mentre nel secondo ha un deficit nella produzione di vasopressina (detta anche ADH o ormone antidiuretico), che controlla l’eliminazione e il riassorbimento dei liquidi corporei.
COSA FARE Non ci sono misure da adottare, se l’evento è isolato. Bisogna, invece, consultare subito il pediatra se c’è il sospetto che si tratti di diabete: il medico valuterà se è il caso di prescrivere esami specifici, necessari per effettuare la diagnosi.
SE IL BIMBO PROVA BRUCIORE
COME SI MANIFESTA Il bambino fa la pipì più spesso del solito, ma con un getto molto ridotto (anche soltanto poche gocce). La minzione, inoltre, è dolorosa e provoca bruciori. A volte, il piccolo ha anche la febbre.
LE CAUSE Potrebbe trattarsi di un’infezione della vescica (cistite), provocata da germi che colonizzano l’intestino. Se aumentano (ad esempio, perché il piccolo ha avuto disturbi intestinali, oppure la pulizia del sederino non è stata fatta con manovre adeguate, cioè da davanti verso dietro) e diventano aggressivi, possono arrivare alle basse vie urinarie. Eliminati con le feci, risalgono
dall’uretra (il canale che convoglia le urine all’esterno) fino alla vescica, causando un’infezione. La cistite si manifesta più spesso nelle bambine: il loro apparato genitale ha una struttura anatomica che rende più facile l’entrata e la risalita dei germi. Nei maschietti sotto l’anno, invece, gli stessi sintomi potrebbero essere la spia di una lieve malformazione, che permette un ritorno delle urine dalla vescica verso l’alto, provocando un’infezione degli ureteri o dei reni.
COSA FARE Consulta il pediatra, per verificare se si tratta di un’infezione della vescica o delle alte vie urinarie. Nel primo caso, sono necessari un esame delle urine e un’urinocultura, per identificare il germe responsabile e valutare l’antibiotico più efficace da somministrare al bambino. Occorre poi offrire più liquidi al piccolo, soprattutto acqua oligominerale, da sorbire a piccole dosi, perché aumenta la diuresi e favorisce una sorta di “lavaggio” delle vie urinarie e, quindi, l’allontanamento dei germi.
Se invece c’è il sospetto di un’infezione delle alte vie urinarie, oltre ai controlli già citati, il pediatra prescriverà esami del sangue per valutare l’entità dell’infezione e, qualora si ipotizzino malformazioni, anche ulteriori accertamenti.
SE IL COLORE E PIU’ SCURO DEL SOLITO
COME SI MANIFESTA La pipì del bambino non ha il classico colore giallo oro, ma è molto più scura (spesso ha una tinta simile a quella del tè).
LE CAUSE Se è estate e il piccolo ha sudato molto, il colore delle urine dipende dal fatto che i sali in esse contenuti si sono concentrati, alterandone il normale aspetto. Oppure il colore potrebbe essere legato al tipo di alimentazione: una dieta ricca di barbabietole e asparagi, ad esempio, potrebbe renderle più scure. Più raramente, invece, la pipì potrebbe avere un colore più carico perché contiene sangue, un sintomo che può segnalare un’infezione delle vie urinarie o dei reni.
COSA FARE Fai bere di più il piccolo e prova a togliere dalla dieta i cibi che possono “colorare” le urine. Se con questi accorgimenti la pipì non riacquista il suo normale aspetto, consulta il pediatra, che prescriverà un esame delle urine, per valutare la presenza di sangue. In caso di infezione delle vie urinarie, occorre somministrare antibiotici mirati; se invece sono coinvolti i reni, il bimbo sarà sottoposto ad accertamenti.
SE IL BAMBINO BAGNA IL LETTO
COME SI MANIFESTA Di notte, anche se ormai è grandicello, il bimbo bagna spesso il letto. Oppure ha ripreso a farlo, dopo che aveva imparato a trattenere la pipì.
LE CAUSE Se il bambino non ha ancora imparato a trattenere le urine, soffre di enuresi primitiva; se invece ha ricominciato a fare la pipì a letto quando aveva già acquisito il controllo della vescica, si parla di enuresi secondaria.
L’enuresi primitiva, di solito, è dovuta al fatto che non tutti i bambini imparano con·la stessa rapidità a controllare le vie urinarie. Si presenta più di frequente nei bimbi con la mamma o
il papà che, da piccoli, hanno avuto lo stesso problema. Oppure è legata a un’immaturità del bioritmo che regola la produzione dell’ADH, un ormone che agisce da antidiuretico e che è secreto con maggior abbondanza durante la notte, proprio per impedire che la pipì fuoriesca dalla vescica.
L’enuresi secondaria, invece, in genere è segno di un transitorio disagio psicologico. Il bimbo può essersi trovato ad affrontare grandi cambiamenti (ad esempio, l’inizio dell’asilo) o uno stato di tensione emotiva, che lo portano inconsciamente a desiderare di attirare 1’attenzione per essere coccolato e protetto. Così, torna a bagnare il letto, come quando era più piccolo e mamma e papà gli dedicavano maggiori cure. Il disturbo, però, potrebbe anche essere causato da infezioni delle vie urinarie.
COSA FARE Non c’è da preoccuparsi se il piccolo soffre di enuresi primitiva: è un problema molto diffuso, che di solito si risolve con la crescita. Mamma e papa devono cercare di rassicurare il bambino, senza mai rimproverarlo. Si può incoraggiarlo a fare la pipì appena prima di coricarsi ed evitare di offrirgli liquidi poco prima della nanna. Se il disturbo persiste, si potrà valutare con il pediatra l’opportunità di esercizi per migliorare la tenuta della vescica, o la somministrazione di uno spray a base di desmopressina, sostanza simile all’ormone antidiuretico.
Subito dallo specialista se il bambino ha ricominciato a bagnare il letto: l’enuresi secondaria spesso scatta per motivi psicologici, ma a volte segnala anche infezioni urinarie.
Enuresi: i numeri
Circa il 27% dei piccoli fa la pipì a letto fino ai 4-5 anni, mentre la percentuale si riduce all’1-2% nei bambini di 12 anni.
II controllo della vescica (e quindi la capacità di trattenere in maniera efficace le urine durante
il sonno) viene acquisito tra i 18 mesi ei 4-5 anni di vita.
I maschietti hanno maggiori difficoltà rispetto alle bambine nel controllare la pipì durante le ore notturne: il rapporto, infatti, è di 3 a 2.
LA PIPI’ DEL NEONATO
I reni del bebè sono ancora immaturi e, nei primi giorni di vita, devono effettuare una sorta di “rodaggio”, per iniziare a funzionare al meglio: non sono in grado, infatti, di concentrare le urine, usando una quantità di acqua minima, per eliminare le scorie. Diluiscono, invece, le sostanze di rifiuto in notevoli quantità di acqua: i neonati, quindi, fanno tante pipì, leggere e acquose. Proprio per questo, l’alimentazione del bebè è liquida, in modo da evitare accumuli tossici e il rischio di disidratazione
Vi consigliamo il vasino sonoro che sara’ un ottimo compromesso per abbandonare il pannolino senza troppi drammi