Quando una coppia con problemi di infertilità si rivolge a uno specialista per indagare sulle cause del disturbo, il medico in genere prescrive per primi gli esami più semplici e meno invasivi.
Se questi non forniscono indicazioni utili, si fa eventualmente ricorso ad accertamenti più complessi.
Il primo esame prescritto di solito è lo spermiogramma, cioè l’analisi del liquido seminale.
Il campione di seme fornito dall’aspirante papà viene esaminato per determinare la concentrazione degli spermatozoi, la loro mobilità ed eventuali anomalie nella loro forma.
Vari fattori, da una malattia infettiva all’uso di particolari farmaci, possono alterare temporaneamente le caratteristiche del liquido seminale.
Per questa ragione non ci si può accontentare del risultato di un singolo spermiogramma e, di norma, si chiede di ripetere l’esame a distanza di tre mesi dal primo prelievo.
II risultato del test può segnalare un problema, ma non ne chiarisce le cause. Spetta allo specialista, in base alle informazioni ottenute, prescrivere nuovi esami mirati, analisi del sangue ed eventualmente ecografia dei testicoli e della prostata, per determinare le cause del problema e indicare la cura.
Migliorare, anche di poco, la qualità del liquido seminale può fare una grande differenza in termini di percentuale di successo nel concepimento.
Ad esempio, se nella famiglia di lui sono stati registrati problemi di infertilità o subfertilità, si può effettuare:
- un test per la fibrosi cistica : La fibrosi cistica spesso comporta assenza congenita del dotto deferente e della vescichette seminali
- un test per la ricerca delle microdelezioni del cromosoma Y : consente di valutare la spermatogenesi ovvero se gli spermatozoi si “maturano” regolarmente
- un esame del cariotipo: ovvero della mappa cromosomica