Il ferro viene incorporato all’interno dei globuli rossi (le cellule del sangue che trasportano l’ossigeno) ed è indispensabile allo svolgimento di questa funzione vitale.
Poiché nel corso della gestazione il volume di sangue che circola nell’organismo materno aumenta notevolmente, e con esso anche la quantità di globuli rossi, il ferro presente nella dieta può risultare insufficiente a fronte delle nuove esigenze, provocando uno stato di anemia.
L’anemia che compare in gravidanza è la forma dovuta a una carenza di ferro nell’organismo.
Il ferro, viene introdotto con gli alimenti ed è assorbito dal tratto gastrointestinale.
In natura, esistono due tipi di ferro:
il ferro “eme”, contenuto nella carne e nel pesce
il ferro “non eme”, presente nei vegetali e nelle uova.
L’organismo assorbe circa il 30-40% del ferro “eme”, mentre non riesce a utilizzare più del 2-10% del ferro “non eme”.
Ecco perché per la prevenzione dell’anemia non sono sufficienti i vegetali, ma occorrono anche la carne e il pesce.
Per finire, il luogo comune secondo cui gli spinaci (2.9 mg di ferro per 100 g di alimento) sono ricchissimi di ferro è privo di fondamento.
In realtà i vegetali a più alto contenuto di ferro sono :
i pomodori secchi (9.1 mg di ferro per 100 g di alimento)
il sesamo (20,1 mg di ferro per 100 g di alimento).
Una segnalazione meritano anche i semi di zucca (8,9 mg di ferro per 100 g di alimento).
La dose giornaliera di ferro raccomandata è di 18 milligrammi per le donne in età fertile e di 50-60 milligrammi per le donne in gravidanza.
In caso di anemia sarà il medico curante a prescrivere la somministrazione giornaliera di un supplemento di ferro (es. Ferplex).